Sprechi mastodontici, omissioni, gravi rischi per la salute sono alcuni degli argomenti toccati dalla maxidenuncia che sarà inviata in questi giorni

di Nicola Sorrentino

Rischio inquinamento, mancata trasparenza, assenza dei valori delle acque dei torrenti e nessun accenno su chi svolgerà la manutenzione delle opere. C’è tutto questo nel maxi esposto che comitati cittadini e associazioni stanno per inviare a ben cinque procure in merito al grande progetto di riqualificazione del fiume Sarno.

Nocera Inferiore, Napoli, Avellino, Salerno e Torre Annunziata le Procure interessate, insieme a tutti gli enti locali, provinciali e regionali. L’hanno firmata tutti: dal Comitato No Vasche costituito proprio a Nocera Inferiore, al Comitato per la Salute, a quello della Cavaiola e alla Gente del Sarno. Ciò che viene denunciato è in primis il rischio inquinamento delle falde acquifere e la sottrazione alla coltivazione di una buona parte di terreno oggi fertile. Comitati e associazioni nocerine hanno allegato al maxi esposto un po’ di tutto. Ci sono le analisi dei proprietari terrieri sulle acque della Solofrana che esondò nel 2009 ad esempio: le stesse certificarono livelli di cromo 14.000 volte superiori al normale. C’è la richiesta di dati contenuti in un’analisi dell’Asl dopo un’ordinanza dell’ex commissario prefettizio Raffaele Cannizzaro, che dopo un’esondazione avvenuta stavolta nel 2010, vietò la raccolta di prodotti agricoli in zona Casarzano (dove sorgerà una delle due vasche). Ci sono poi analisi più recenti sulla Solofrana. Stavolta i valori sono risultati elevati per diversi inquinanti, come alluminio, cromo, piombo ed escherichia. Ma nell’esposto viene contestata anche la mancata trasparenza degli atti consultabili sul grande progetto: gli elaborati contenuti nel Quadro ambientale infatti non riporterebbero alcun dato relativo alle acque dei torrenti Solofrana e Cavaiola. L’unico di quelli presenti risale infatti al 2001/2002 e anche in quel caso i valori per il cromo erano 14.000 volte superiori al normale. Altro aspetto che la maxi denuncia sottolinea è la fase di manutenzione, sulla quale sono soprattutto i sindaci a essere preoccupati, perché non prevista – per ora – nel progetto dell’Arcadis. Una situazione denunciata anche dal Consorzio di Bonifica che riferì che solo per la manutenzione della vasca di Cicalesi, sarà necessario un impegno spesa di almeno 10 milioni di euro. Cifre proibitive che, viste le ristrettezze di bilancio, quasi nessun Comune potrà permettersi. In tutto questo c’è stato spazio  anche per nutrire più di una perplessità sul presunto conflitto d’interessi che persisterebbe all’interno della commissione di valutazione d’impatto ambientale. La stessa è formata da dirigenti dell’Arcadis e della Regione Campania, i quali vestirebbero i panni sia degli ideatori del progetto che di quelli che dovrebbero poi valutarlo in termini ambientali. La lista dei firmatari potrebbe presto allungarsi, anche grazie alle iniziative di altri comuni interessati dal progetto. Come quello di Montoro Inferiore che, di recente, ha deliberato l’affidamento di incarico ad un avvocato per contestare la posizione delle vasche di laminazione previste nell’opera del Grande Sarno.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

Lascia un commento