Reduci da 7 sconfitte, i rossoneri prima della sosta si misureranno nel derby con la Salernitana. Polemiche per l’accesso allo stadio

 

 

di Roberto Alpino

 

 

Pare muoversi, avvilente, a passo di gambero, o a ritmo di salsa, sul posto. Sono ora sette le sconfitte in serie per la Nocerina, una crisi che non pare avere fine.
Nella città capoluogo si accendono le luci natalizie, ma è a Nocera che continuano a dispensarsi strenne e doni a iosa. Qui è buio pesto, e ora è sopraggiunto pure il silenzio – stampa a rincarare la dose. Meglio di così!
Pure il Gubbio, intanto, è riuscito a uscire felice e immacolato da un San Francesco ai minimi stagionali sul fronte – presenze. Essere concreti è molto meglio che giocare bene: sacrosanta verità, quella uscita di bocca all’allenatore umbro, Bucchi.

 

La Nocerina non riesce a trovare punti per uscire dalla crisi

La squadra di Fontana, peraltro inopinatamente fresco di rinnovo che ha fatto non poco discutere, è ancora una volta vittima dei propri limiti e mali, riuscendo nell’intento di autolesionarsi anche quando l’avversario pare abbastanza alla portata.
Ciò che, allo stato attuale, fa giustamente storcere il naso alla collettività è l’atteggiamento poco reattivo mostrato dalla squadra, un undici spento con rari lampi.
Ed ora, derby con la Salernitana, indubbiamente più squadra, reduce dal fresco cambio tecnico. Bene sarebbe non caricare oltremodo di attesa e responsabilità la squadra, pur pretendendo dalla stessa il massimo dell’ardore agonistico, come si conviene a una straregionale, attesa più o meno da 5 lustri, anche se pare ormai quasi assodata la cervellotica decisione di vietare il match ai soli sostenitori ospiti.
A tal proposito, questo si avvia tristemente a diventare l’unico posto d’Italia in cui un derby si gioca a porte chiuse o, ancora peggio, semi-aperte, in barba alle decantate tessere, in barba al rispetto dovuto a chi paga il biglietto e sostiene la propria squadra del cuore, tralasciando altresì la potenziale sensazione di incapacità nel non (voler) gestire una partita di calcio nei limiti della civiltà.
Comunque, anzichè ai derby, si dovrebbe guardare oltre, al futuro (allo stato, poco roseo) che si materializzerà alla fine del campionato. Dei decantati imprenditori estivi, molti sembrano essersi volatizzati, e aldilà di tutto pare ormai assodato che qui le ‘comunelle’ societarie lasciano il tempo che trovano: a Nocera il pallone come si conviene lo può fare una sola persona alla volta, sinora nessuno ha confermato il contrario.
Quale potrebbe essere la soluzione? Qualcuno che venda e qualcuno che compri. Magari in estate persone interessate alla mercanzia ce n’erano, non se ne conosceva la valenza ma probabilmente troppo presto sono state congedate, date le odierne circostanze.
Al di là dell’impegno inconfutabile degli attuali reggenti, resta il fatto che, per loro stessa ammissione, la situazione si avvia a essere tutt’altro che florida, con l’aggravante che il prossimo anno non ci saranno riforme e le retrocessioni saranno ripristinate, pertanto…
sveglia, ragazzi! E questo vale per tutti.
Ad ogni buon conto, l’Arechi chiama, Nocera avrebbe risposto (il Prefetto, però, non era d’accordo). E la Nocerina? A domenica l’ardua sentenza.
Durante la sosta, successiva al derby, poi, non si conteranno le situazioni – singole e corali – cui il tecnico dovrà metter mano, onde provare ad arginare un fiume di errori ed orrori, sprovvedutezza tecnica e tattica, polemiche e legittimi malcontenti.

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