di Giulio Caso

 

 

L’Accademia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti “Terra del Vesuvio” propone, anche per il prossimo 23 novembre 2013, il giorno della memoria nelle scuole, negli uffici pubblici e per tutti i cittadini. Inoltre che sia fatto un minuto di silenzio e meditazione dalle ore 19,34 alle ore 19,35 in tutti i luoghi possibili in ricordo delle 3000 vittime del terremoto del 1980.
Commemorare il 23 novembre per ricordarci come quel giorno ha cambiato la considerazione delle cose in ognuno di noi.

Attualmente i sismi sono imprevedibili nel tempo, ma ho cercato di dare un segno di speranza con delle considerazioni sulla futura possibilità di poter prevedere simili eventi’.

A 33 anni di distanza dal terremoto del 23 Novembre 1980, ci si pone la domanda: sarà possibile, un giorno, prevedere i terremoti?
Lo studio scientifico dei segnali premonitori di un sisma è abbastanza recente, nella scala storica umana. Da sempre, però, l’uomo ha cercato di individuare qualche segno, qualche caratteristica che gli permettesse di capire che, in una data zona, stava per avvenire un terremoto. Solo la raccolta di una grande quantità di dati potrà darci indicazioni, sia pure statistiche, di un possibile evento. Attualmente, salvo qualche caso particolare, non siamo ancora in grado di prevedere un terremoto.
I principali fenomeni che si stanno studiando sono di tipo fisico: effetti luminosi (comprendendo una vasta gamma di frequenze, non solo quelle visibili all’occhio umano), effetti magnetici ed elettrici, le variazioni locali del campo magnetico terrestre che avvengono alcune ore o giorni prima di un moto tellurico, infine i rumori tipici del nostro pianeta. Ultimamente stanno dando notevoli risultati gli studi di previsione collegati alle analisi delle falde acquifere in determinati punti, ma solo per quanto riguarda l’individuazione delle zone ove è possibile un prossimo evento, non la data temporale.
Per non lasciare nulla di intentato vengono effettuati controlli della temperatura dell’aria e dell’acqua e perfino, a volte, sul comportamento animale (prima del sisma 1980 furono notati parecchi serpenti e lucertole morti per il freddo notturno, evidentemente avevano abbandonato le loro tane da alcuni giorni). Inoltre, normalmente, vengono monitorate le variazioni del livello e delle caratteristiche delle acque nei pozzi e portata sorgenti. Parecchi ricordarono che c’erano stati segni di agitazione o di comportamento anomalo di animali, nei giorni o nelle ore precedenti l’evento. Fu anche notato un aumento di temperatura dell’aria e dell’acqua delle sorgenti e dei pozzi; fenomeni luminosi consistenti in bagliori, lampi (già notati durante il sisma irpino del 1930, denominati: ’fuochi di Sant’Elmo’) e, un cosiddetto, ’arco di fuoco’, mentre attorno alla Luna si formava un alone arancione. Riportati in mappa i punti dove vi erano stati la maggior parte dei fenomeni segnalati, si riscontrò che questi corrispondevano a località allineate nella direzione NW-SE che è quella tettonica appenninica.
Attraverso le osservazioni satellitari si stanno localizzando le zone geografiche soggette a forti tensioni accumulate negli strati profondi, con il controllo dei minimi spostamenti relativi; cosa impossibile qualche decennio fa. Si sono meglio localizzate le zone soggette a forti tensioni accumulate negli strati profondi e nelle quali sembrano evidenti i segnali premonitori di stress. Già esistono metodi che permettono di misurare le forze che operano a tali profondità . Sono state effettuate delle perforazioni nei siti dove sono stati rilevati spostamenti superficiali e sono stati estratti, in profondità , dei campioni originariamente cilindrici che, non più soggetti a sforzi di compressione, hanno assunto una forma ovale. Dalle misure sulle deformazioni dei campioni si è potuto calcolare il valore della tensione a cui la roccia era sottoposta nel punto di prelievo.

Il dubbio appartiene a tutti: nell’Agro Nocerino c’è possibilità che si generi un terremoto?

Studi di tipo geomorfologico indicano che gli ultimi ’movimenti locali’ risalgono a circa 200 mila anni fa, però ricerche di tipo geofisico, hanno evidenziato come ci siano ancora squilibri nelle masse profonde. In particolare, in corrispondenza della Catena appenninica (dal Molise alla Campania e alla Basilicata) ci sono strutture sismogenetiche, da cui possono irradiarsi onde sismiche di notevole energia. Ciò viene dimostrato anche dalla successione storica dei disastrosi terremoti dal 1456 al 1980; la magnitudo era compresa tra 6, 8 a 7, 5 della scala Richter. In particolare il sisma del 1980 raggiunse il X grado della scala Mercalli e, nel nostro Agro si ebbero valori delle registrazioni accelerometriche di intensità compresa tra 0,08 – 0,1 g; cioè fino ad un decimo dell’accelerazione di gravità.

Se dunque volessimo fare delle considerazioni finali?

La rete internazionale di stazioni sismiche si è estesa notevolmente: nuovi orientamenti nelle previsioni dei terremoti stanno sorgendo e con essi aumentano le probabilità di trovare un modo accettabile di prevedere i terremoti (attualmente si può solo prevenire). Quanto detto serve a farci riflettere sulla proposta di creare anche nell’Agro, e possibilmente a Nocera Inferiore per la sua posizione particolare nel contesto geografico, un centro di sorveglianza sismica e di collegarci così, anche in questo campo, agli ultimi orizzonti scientifici e culturali.

Lascia un commento